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zecca ecc. alla Municipalitä provvisoria (1). Ivi si inveisce
con furore di animo e con sdegno contro il Governo
cessato, contro l’oligarchia che lasciö tutte le casse vuo-
te e i redditi depauperati, e pose quasi a ruba e a
sacco la cosa pubblica. Smunto 1’ erario, i deposiü di bis-
cotti e di fondi pubblici ridotti a tenui partite, 1’ arse-
nale in pessirno arnese e popolato da pezzenti; ecco la
condizione di Venezia al venire dei Francesi, ecco la di
pin. tura che se ne faceva nel 1797. Arrogi a quanto
dicevasi 1’ estorsione di 900,000 ducati fatta a nome di
doni gratuiti, l’aumento del debito pubblico della zecca.
II commercio era creditore di ducati 1,500,000 circa!
Le casse della terraferma consumate, i prestiti accre-
sciuti, gli argenti derubati: e quasi ciö non bastasse,
riscossi a fo'rza una doppia decima e il campatico sui
beni, una doppia decima sulle cariche, un casatico da-
gli afüttuali, un dazio pei domestici.
E i rimedi suggeriti in tanta iattura erano o nocivi
o assurdi o inadeguati ai bisogni (2): — porre in cir-
colazione i pro della zecca, pareggiare il debito verso
il commercio, avere un fondo di riserva, riordinare la
ferma dei sali, del tabacco e V imposta sulle lettere;
esigere quella sull’ olio su cassa pubblica, provvedere
a un fondo di 2,500,000 ducati e/fettivi in dieci mesi,
e via dicendo: ecco quello che frullava allora pel capo
(1) Cfr. Raccolta ecc. vol. 2, pag. t85 e seguenti.
(2) E notevole che nel Vero quaclro economico, ecc., da 1." giu-
gno 1796 alla caduta della repubblica (Italia 1799, v. nella Raccolta
Cicogna) non si negbi, ma si cerchi di scusare un fatto tacciato
d’ imprevidenza, F aver, cioe, assorbito quasi il totale delle somme
straordinarie raccolte pel mantenimento delle milizie francesi
stazionanti nel veneto Stato (vedi p. 91 e passim).