me che reggevano pel passato quelle stesse manifatture
nella Lombardia austriaca), egli vedeva con ciö il risor-
gimento del setificio (1). Anche ad altre industrie si pen-
sava, e cercavasi di far rifiorire la zecca, e specialmente
la cimenteria d’ oro. Nel 1798 si numeravano esaurite
circa 10 paste di oro, e alcune tra di esse del metodico
valore di 40,000 zecchini.
Per cattivarsi la benevolenza del popolo si pose al
pari il dazio sulle farine, die aveva ditferenti ragguagli
nell’ introduzione ; lo stesso si fece pel vino ; si permise
la libera introduzione senza aggravi delle farine gialle,
segale, minuti e legumi ec. (2). Le idee protezioniste
dell’ epoca, in riguardo al mantenimento del calmiere
(metodicamente stabilito) (3) si esponevano, come quelle
che dovevano giovare al popolo. E pochi giorni dopo del
citato proclama lo stesso Pesaro ne pubblicava un altro,
che proibiva 1’ estrazione delle granaglie dal Veneto al-
1’ estero, tanto per terra come per mare !!
I prodotti e le manifatture delle provincie erano in-
viati a Venezia, e Venezia vi aggiungeva le proprie,
quelle cioe dei panni di seta e di lana, degli specchi, dei
vetrami, del cremor di tartaro, della cera, della tipo-
grafia. Aumentavano allora le costruzioni navali, e si
notavano parecchi miglioramenti in altre industrie (4).
Oltre ai Documenti che qui pubblichiamo ne abbia-
mo giä editi altri, estratti in tutta la loro ingenuitä da un
volume dei cinque savi alla mercanzia (aU’Archivio dei
(1) Proclama 23 febbraio -1799.
(2) Proclama 2 marzo 1799.
(3) Dalla r. Cong. deleg.
(4) Vedi una curiosa statistica, nei Documenti pel 1797-98