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sursero a qualche incremento. I linaroli (pettina-lini)
continuavano un commercio non ispregevole, massime
nelle provincie d’ oltremare. Nell’ industria dei canapi
si notava che il canape soffriva restrizioni, aggravi e
ferree discipline, giacche, inentre altrove e nelle piazze
fmitime prosperava, qui era in ruina. I berrettai ave-
vano uopo di chi riordinasse la loro arte.
I cappellai, i battioro e tiraoro, i coroneri, gli ore-
fici, i pettinai, i librai, bottai, cassellai, fabbri, calderai
sono (in questo rapporto della deputazione mercantile)
messi tutti a rifascio, e non si accenna se prosperas-
sero o meno; lo stesso dicesi delle industrie della porcel-
lana, del solimato, della lacca, del cinabro, del preci-
pitato, dei pallini e della biacca.
La fabbrica di cremore di tartaro, dopo il 1750,prese
quel vigore, che dianzi le difeltava, e il cremore di
Venezia si smerciava in buon dato. Dal 1786 al 1790 ve
ne erano fabbriche nelle maggiori provincie; se ne an-
noveravano 7, e davano un prodotto annuo di 1,200,000
libbre all’incirca, ed un guadagno alla mano d’opera di
almeno 90,000 ducati.
II rapporto si chiude con uno sproloquio verboso,
nel quäle perö e chiesta 1’ abolizione dei privilegi (1).
(1) Altri rapporti vennero mandati, raano mano che si chiedevano
dati statistici sulle industrie e le merci. Per es. intorno alla surri-
cordata fabbrica di cremore di tartaro, nel 14 dicembre 1802, si ri-
spondeva alle domande dell’ i. r. tinanza, bhe le fabbriche erano 8,
e che 1’ attuale decadenza proveniva per essersi introdotte ed estese
simili fabbriche nella Romagna. L’ anno seguente si ripeteva la stessa
cosa. Gfr. Incarico derivato alla deputazione mercantile da atter-
gato del dicastero generale 5 gennaio, che rimise relativo decreto
guberniale (Vedi ib., vol. 10, dep. 4).