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vitä ai commerci. Ad es. il 15 giugno dello stesso anno
si chiedeva l’uniformitä delle misure, citando esempi
che tuttodi vengono in mente a chi vuole comprovare
la utilita di cotesta parificazione.
Allora si avevano imbarazzi pei panni che giunge-
vano dalla Germania, e per quelli che vi si spedivano,
pei ragguagli che era mestieri di fare, pella stregua di-
versa adottata dall’ uno e dall’ altro paese.
Se le industrie erano in deiezione, peggio accadeva
della navigazione e del commercio. Era propria dei tem-
pi la doglianza falta pei corsari che infestavano i mari,
e leggiamo una nota della deputazione mercantile al
Quirini, presidente dell’arsenale al comando generale
della marina, in cui si parla a lungo di prede di siffatto
genere, e di una ditta Treves, la quäle ebbe, in poco tem-
po, due navi cariche di zucchero poste a ruba e a sacco.
Anche le condizioni dell’ arsenale attristivano gli
animi. II professore abate Maffioletti nel 6 maggio 1799
diceva: « Non potrebbe che un animo temprato nelle
velenose acque di Stige non agghiacciarsi e non fre-
mere all’ entrare qui dentro, in questo poco fa tanto
famoso arsenale, e nel concentrarsi in questa sala . . .
e non ritrovare piü, nell’ istante stesso, ne quelle navi,
ne quei modelli, ne quel principe. »
§ 4.
II Bancogiro.
Per completare la narrazione dello stato economico
di Venezia a questo tempo, aggiungiamo notizie poco