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conto del grande mutamento di opinioni, che era acca-
duto nell’ animo di Napoleone. II quäle, in luogo di per-
fidiare nell’odio contro Venezia, appena conobbe che
dell’antica Repubblica rimaneva soltanto la memoria, si
dimoströ in ogni modo inchinevole a proteggerne gli
abitanti, a rialzarne le condizioni morali ed economiche.
Un popolo, che diveniva soggetto alla dominazione fran-
cese, non pareva, come per lo innanzi, un branco di
pecore da tosure, e non si tentava piü di distruggerlo,
di derubarlo, di carpirne gli averi, d’ incendiarne le cittä.
L’ ambizione di Napoleone giungeva a tale, che il
sentimento della vendetta era rnutato nel suo contrario;
ed al paese abbandonato, ai cantieri deserti, alle mute
offlcine voleva imprimere una vita nuova. Per fornire
una idea di questo mutamento nelle intenzioni di Napo
leone potremmo recare parecchie scritture, che provano
da quali idee egli fosse stato compreso per lo innanzi.
Cosi mentre Berthier, da lui indettato, scriveva: Je n’ai
pas reussi, comme vous m en avez Charge par votre
lettre, ä enlever ä Venise la fabrique de marguerite (1),
Napoleone, adoperando acerbe parole, infamava Vene-
Pasini, che ne aveva raccolta buona parte, sorrideva l’idea di dettare
le pagine di storia che a quesf epoca si attengono ; e a ragione il
ch. Bonghi, nello scrivere intorno alla vita ed ai tempi di lui, si
doleva che egli non avesse potuto estrinsecare questo concetto. Non
dimeno, anclie nella presente povertä di documenti, ho potuto trovare
notizie curiose, delle quali non tutte furono pubblicate, e di molte
appena si serba la ricordanza.
(1) Lettera al Direttorio. Napoleone, divenuto imperatore, scriveva
poscia, nel 1810 al vicere Eugenio : « Je ne congois pas pourquoi
» 2000 individus de Vicence trayaillant en soie, manqueraient de
» travail; voila les manufactures qui il taut vraiment encourager in
» Italie x> (15 nov.).