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zia. « Essa, egli scriveva al Direttorio, difficilmente puö
» sopravvivere: popolazione inetta e codarda, non fatta
» per la libertä; ghermiremo i suoi vascelli, i suoi can-
» noni, svaligeremo il suo arsenale, distruggeremo il
» banco e faremo cosa nostra corpi ed anime. »
Singolare volubilitä di uomini e di cose ! Dai fatti
che adesso esporremo apparirä invece come fossero be-
nevoli gl’ intendimenti di Napoleone negli anni succes-
sivi, e come il Yeneto si avviasse, durante il regno ita
lico, a quella prosperita che, per cieca ira di parte,
1’ invasione francese aveva in sulle prime cosi fiera
mente contrastata (1).
Nel 15 giugno 1806 i deputati veneziani si recavano
a giurare, in nome dei popoli veneti, obbedienza alle
costituzioni del regno d’ Italia, e fede all’ imperatore
e re. Le memorie che essi presentavano a Napoleone,
per restaurare la scaduta dignitä della patria, risguar-
davano interessi morali ed economici , ed il ministro
Aldini diede opera acciö fossero soddisfatti.
Le piü importanti rimostranze fattegli dalla depu-
tazione risguardavano la istruzione pubblica (licei, gin-
nasi e scuole elementari, univer’sitä, educazione fem-
minile), e le acque e strade, cioe il piano generale pei
lavori di acque, la creazione di un magistrato centrale
di acque, da istituirsi provvisoriamente in Venezia.
(1) E notevole come il fiore degli intelletti italiani fosse, al tempo
del regno italico, richiamato a vita. Uomini di studio e di vita politica
vi si riscontrano in buono stato : Giovanni Scopoli, figlio a un tren-
tino, fu prefetto durante il regno italico e direttore generale della
pubblica istruzione, 1’ udinese G. Frangipane prefetto e senatore, il
veronese A. Carlolti prefetto e membro del consiglio legislativo ecc.