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videro in Italia altre fabbriche di porcellnna, fino al sorgere
di qnella di Doccia.
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Alla distanza appena di otto chilometri da Firenze, e sulla
destra della ferrovia che conduce a Prato, si vedono bian-
cheggiare, fra mezzo al verde smagliante di una ridente
collina, i vast.i caseggiati della fabbrica di Doccia — pittoresco
possesso e popolosa colonia industriale apparlenente alla fa-
miglia Ginori.
Fino dalla metä dello scorso secolo, i Ginori avevano im-
parato a conoscere ciö che insegnavano i nuovi tempi; cioe
che lo splendore e la ricchezza consumatrice di se mede-
sima, non abbagliava piü: e che ricchezza e grandezza vera
oramai non si potevano cercare, se non lä dove le avevano
trovate gli antichi capi del patriziato fiorentino: nell’agricol-
tura, nel commercio, nell’industria.
II marchese Carlo Ginori, fondatore della fabbrica, usciva
da una casa, che aveva dato in diversi tempi, Magistrati,
Priori, Ambasciatori e uomini notevoli per cittadine virtü,
al proprio paese.
Ma la figura del marchese Carlo, nel quadro storico della
famiglia, primeggia fra tutte le altre, per vastitä di mente
nel concepire e per arditezza d’ animo nel metter mano alle
ideate imprese. Tenace nei suoi proponimenti, pote quanto
volle ; sarebbe stato un uomo singolare per i tempi nostri —
fu singolarissimo per i suoi.
Greato Senatore dal Granduca Gian Gastone, ebbe grandi
onori e tenne le prime cariche dello Stato. Peraltro, come
accade agli uomini di tempra eletta, pei quali 1’ operositä