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conünuu e argomento di vita e di floridezza, in mezzo alle
faceende pubbliche, fasüdiose allora, come oggi, seppe tro-
vare il tempo per altendere alle sue speculazioni geniali,
rivolte principalmente a migliorare l’agricoltura e a vantag-
giare, in ogni modo, l’incremento dell’industrie e delle ma-
nifatture nazionali.
Accennö arditamente all’opera bonificatrice delle Marem-
me, per mezzo delle colonie e del prosciugamento delle
-paduli: diboscö e coltivö terreni: incoraggiö la navigazione
e la pesca dei coralli, per la quäle aveva allestita nel 1744
una squadriglia di diciassette feluche: fece venire le capre
d’Angora, coll’intendimento di promuovere la fabbricazione
dei tessuti di lana, della qualitä finissima e ricca dei tes-
suti turcbi; lentando cosi, un secolo e mezzo fa, quell’ar-
dita speculazione che ai giorni nostri fece tanto onore ai
Thernaud e ad altri capi-fabbrica d’ oltremonte.
Ma 1’ impresa che, per vastitä di proporzioni e per pro-
speritä di successo, doveva superare tutte le altre, con varia
sorte sperimentate da quest’ infaticabile patrizio fiorentino,
fu quella di fondare in Toscana una fabbrica di porcellane, sul
gusto di quelle, che si acquistavano allora a carissimo prezzo
dalla China e dal Giappone.
Questa lavorazione d’ indole cosi ricca e dispendiosa, ne-
gli intendimenti del marchese Carlo, doveva servire a far
risorgere i bei tempi dell’ arte ceramica, per la quäle il
nostro paese una volta era stato si famoso: e nel tempo
stesso era destinata a creare, a Doccia, una colonia artistica
di operai intelligenli, che servir potesse di modello a quanti
altri, per avventura, avessero voluto dar mano a ravvivare
le arti e le principali industrie italiane.
Nel 1735, o in quel tempo, fu spedita dal marchese Gi-