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industriale, non aveva mai potuto misurarsi con vantaggio
colle migliori fabbriche clelle altre nazioni.
Questo grado d’inferioritä, nocivo sempre, divenne mi-
naccioso, quando per le mutate condizioni politiche e com-
merciali dell’Italia, la importazione delle stoviglie forestiere
aumentö in misura tanto straordinaria, da mettere a duris-
sima prova i prodotti delle nostre officine.
Fu allora che il marchese Lorenzo si trovö dinanzi al-
1’ ardua alternativa, o di ristringere la sua fabbricazione ai
soli oggetti d’arte, pei quali non c’era confronto temibile:
o, caso diverso, dar mano risolutamente a collocare la Ma-
nifaltura in tali condizioni di lavoro e di produzione , da
poter reggere con buon esito all’ irrompente concorrenza
straniera.
Se appigliarsi al primo partito, era cosa meno arrischiata,
voleva peraltro dire, rimandare a casa un bnon numero di
operai, contraddicendo cosi a quello spirito di heneficenza,
avuto principalmente in vista dal fondatore di quell’Istituto
industriale.
II secondo partito, d’altra parte, mostravasi circondato
da grandi difficoltä e da non lievi sacriflzi.
Per attenersi a questo, occorreva ne piü ne meno, che
intraprendere a Doccia un rinnuovamento radicale : cambiar
sistemi di lavorazione e di cottura: costruire nuovi forni e
nuovi molini per la macinazione delle terre : fare acquisto
e valersi di tutte quelle macchine e di quegli utensili, per-
fezionati e inventati man mano, e giä posti in uso nelle
principali fabbriche d’ Europa: aumentare le officine e la
falange degli opcraj: assottigliare i prezzi di smercio: e,
sopra ogni altra cosa, trovare il modo che la porcellana di
venlasse quasi un prodotto nazionale, sostituendo almeno in