gran parte, le terre nostrali alle materie prime , che veni-
vano dal di fuori.
Tante difficoltä, e d’indole cosi diversa, non valsero a
scoraggiare il marchese Lorenzo: il quäle con quella sicu-
rezza d’animo, che deriva dalla coscienza di far cosa onore-
vole per se e vantaggiosa per il proprio paese, si accinse a
riordinare la sua Fahhrica: non risparmiando ne studi, ne
eure, ne spese ragguardevoli, per metterla a livello delle
migliori manifatture ceramiche d’Europa.
*
E nel corso di pochi annq la fahhrica di Doccia non solo
si riordinö: ma si trasformö e si rinnuovö quasi a vista,
pigliando l’aspetto e le proporzioni di un grandioso stabi-
limento industriale.
L’ antico fahhricato, quantunque presentasse una larga
fronte e avesse spaziosi locali, si puö dire che oggi e ri-
masto quasi assorbito fra mezzo ai giganteschi lahoratorj
eretti all’ intorno, sopra un vasto altipiano e distrihuiti, nclla
loro continuitä, con moltissima intelligenza, perche, a ri-
sparmio di tempo, rispondano al progressive e regolare
andamento delT interna lavorazione.
Furono costruiti immensi cantieri per il combustibile e
adottati nuovi e piü rapidi sistemi di macinazione per le
terre: si acquistarono macchine d’ogni maniera e pressatoj
pneumatici, per l’essiccazione sollecita delle paste uscite dalle
laverie: si crearono ampi depositi per le terre greggie e
lavorate: e abbandonate le antiche fornaci, perche insuf-
fleienti, vi si fabbricarono quattro grandi forni, a cilindro,