Questa combinazione o neutralizzazionc viene operata ad ele-
vate temperature in appositi forni chiamati calchere.
I silicati cosi ottenuti, che nomansi fr Ute, vengono proiettati nei
vasi fusori e danno un vetro impuro (cottizzo).
Con questo silicato neutro a basi semplici si prepara il vetro,
che puö essere hianco o colorato a seconda dei vari recipienti cui
si vuol destinarlo.
Per averlo hianco occorre di decomporre, a mezzo dell’ossido
manganico (manganese o sapone dei vetrai) 1’ ossido ferroso che
imbratta sempre il saldame; per i vetri ordinari puö essere usato
come sta, per i vetri da bottiglie devesi colorarlo mediante gli ossidi
di ferro o di manganese.
Pel cristallo, in luogo delle terre silicee sopraenunziate, si usa
il quarzo che puö essere ritirato dai monti vicentini, oppure dal
liume Ticino. E l’uno e T altro materiale riesce sempre costoso
per la mancanza di trasporti fluviali ed i prezzi delle ferrovie sono
troppo cari. Col quarzo in parola si compongono dai vetrai mu-
ranesi i silicati di potassa, di piombo, ed anche di soda, a seconda
della qualitä piü o meno brillante dei cristallo che ad essi importa
ottenere.
Or bene: dei vetri di uso comune, quantunque sullo scorcio dei
passato secolo se ne lamentasse ripetutamente la decadenza, si faceva
uno smercio ancora considerevole. Le 7 officine che intorno a quel-
l’epoca lavoravano di cristalli e di vetro ordinario con 35 vasi fusori,
delle quali una sola nell’anno 1795-96 guadagnava 35 mila lire ve-
nete (1), non e a credere traessero il maggiore profitto dai vetri di
lusso, essendoche dei suddetti vasi fusori non lavoravano di vetri
fini che 9, e questi stessi anche parzialmente. Eppure il cristallo
iino greggio si valutava 20 centesimi, peso veneto sottile, alla lib-
hra, e un bicchiere comune vendevasi 10 soldi, 20 una bottiglia
comune (2). A Murano quindi vi erano vari fabbricatori di vetri
(1) Bilauciu originale in inia niano.
(2) Bilancio sojiracitalo.