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comuni, i quali, prima che si spegnesse il repubblicano governo,
vivevaao agiatamente. Nel 1780, per non citarne altre, la famiglia
Seguso possedeva cinque fabbriche di cristalli e vetri d’ ordinario
consumo, e teneva case filiali e depositi non solo in tutte le cittä
della terraferma veneta, ma pur anco nella Dalmazia e nell’isola
di Cipro, e si aveva fatto fabbricare un naviglio che navigava per
proprio conto. II commercio quindi di questo ramo di vetraria,
sebbene mezzo perito sul cadere della R.epubblica, aveva ancora una
importanza di qualche considerazione ed esso si faceva, oltre che
con tutto lo Stato veneto, colle cittä principali dei vari Stati d’Italia,
con l’Istria e la Dalmazia e coi paesi turcheschi. Infatti Milano,
Napoli, la Sicilia, Torino, Genova, Livorno, Firenze, Mantova, Par
ma, Piacenza, Cremona, Ferrara, Modena, Reggio, Guastalla, Ci
pro, Durazzo, Costantinopoli, Smirne, Alessandria, Soria erano le
cittä nelle quali nel secolo XVIII le officine muranesi spedivano
i vetri di cui parlo (1). Certo allora le vetrarie italiane erano
molto rare ed assai misera cosa, ne quelle degli esteri paesi forti
dei propri elementi e dei progressi della scienza, non erano ancora
giunte ad invadere interamente il nostro campo e ad abbattere e
quasi distruggere la fabbricazione muranese dei vetri comuni.
XXIII.
Decadenza dei vetri di uso cornune. -— Cause prossime e lontane di essa.
Il Governo della repubblica tentö con tutt’i mezzi di mettere
un argine alla crescente ruina della parte piü vitale di quell’ in-
dustria che le era stata per tanti secoli fonti d’ immense ricchezze.
Caduta la Repubblica i nostri fabbricatori, per la mutata condizione
di cose e per i progressi ottenuti dagli altri paesi ai quali erano
(1) Da un prospetto dei secolo XVIII esistente nell’archivio della compilazione
dellc leggi presse il 1t. Archivio generale di Venezia,