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stati nella vetraria maestri, si trovarono, per cosi dire, in un mondo
nuovo. Quando poi i vetri comuni della Boemia, della Stiria e della
Garintia ad un prezzo assai piü basso dei nostri dopo il 1815 in-
minciarono ad inondare i nostri mercati e le slesse piazze ove le
officine di Murano smerciavano i loro manufatti, la fabbricazione dei
vetri d’ordinario consumo si trovö tra noi sull’orlo dell’ultima ruina.
Questo e l’attaccamento per parte dei nostri ai vecchi sistemi, la man-
canza di forti capitali e di spirito intraprendente a seguire le nuove
vie aperte dalla scienza nella prontezza e nell’ economia dei mezzi,
furono le cause principali e piü prossime dei deperimento dei pro-
dotto di cui e discorso. Come cause lontane si vorrebbe accennare
all' emigrazione di molti tra i piü abili capi maestri, all’ oro pro-
fuso dagli stranieri per corromperli, alle persone affatto estranee
all’industria ch’impresero a trattarla senza intelligenza ed amore,
e piü che tutto agli sforzi potenti delle piü rieche e civili nazioni
che vollero fare da se e cosi liberarsi da un tributo troppo one-
roso che pagavano da tanto tempo. Per altro queste cause si po-
tranno piü o meno valutare, si poträ valutare le stesse opportu-
nitä dei luoghi per altri paesi favoriti dalla natura; ma quello che
piü monta e che nel campo delle industrie bisogna non solo non
essere stazionari e tanto meno regredire, ma tenersi a livello dei
progresso, altrimenti ehi piü cammina piü va innanzi, e chi resta
indietro ha la peggio.
Cosi i nostri fabbricatori di vetri comuni perirono ad uno ad
uno, perche grado grado che il secolo progrediva dkninuiva la loro
produzione e spariva un nurnero inlinito di oggetti di usi diversi
che prima loro si commettevano e che poi si ritirarono dall’estero,
in modo tale che oggi questa fabbricazione e cosa veramente rni-
serabilissima, e fu posta in tale condizione sino a qualche anno
fa, di non poter nutrire neppure la speranza di salvarla.