XXIV.
II principio di non poler fare lä concorrenza all’ estero. — Se ne mostra
l’erroneilä. — L’Italia, e nieglio Venezia e Murano, nei vetri di uso comune
possono lottare contro gli stranieri. /
II principio prepotentemente invalso nei nostri fabbricatori ve-
trai, ch’ eglino giudicarono reso indiscutibile dalla logica dei fatti,
era tornare impossibile di scongiurare in questo campo la concor-
l'enza delle ofücine estere. Questo principio, vero fino a un certo
punto, rendendoli vittime di un’inerzia veramente fatale, li hanno
distrutti quasi tutti ad uno ad uno. Infatti, quali studi seri e pro-
fondi hanno impreso, quali sforzi energici hanno posto in opera,
sino a qualche tempo fa i nostri vetrai, per eonoscere s’ era pos-
sibile o altrimenti di mettersi in una lotta nella quäle si erano trop
po presto o troppo faciimente confessati perdenti ? Eglino adunque
s’erano placidamente addormentati sul principio dell’impossibüitä
della concorrenza. Le fabbriche vetrarie della Francia, del Belgio
e principalmente della Germania, site in prossimitd alle montagne,
ai boschi, alle cave del carbone, alle cadute d’ acqua, hanno abbon-
danza di materie prime, di combustibile, di forza motrice: di qui,
oltre che le mercedi piü miti alla mano d’ opera, i mezzi piü op-
portuni alla fabbricazione, e percio lo smercio della produzione ad
un prezzo piü moderato, non hanno permesso finora e non per-
metteranno in progresso alle officine italiane e veneziane di met
tersi in una lotta nella quäle rimarranno disuguali. Ecco le basi
sulle quali si piantava e si pianta ancora il principio di non po-
ter tenere la concorrenza ai vetri comuni esteri, ed ecco pure le
ragioni che lino a un certo punto dimostrano questo principio sic-
come vero. Ma qui v’ e un errore, o almeno si confondono insieme
le cose. Se si tratla delle cristallerie di lusso, che perö si vendono
a prezzi abbastanza elevati, credo che per ora noi Italiani non