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bottiglie pei rosoli di Zara, unico oggetto al presente di espor-
tazione, ed a pochi altri articoli di vetri bianchi. Lo stampo si
usa assai parcamente, e solo per qualche artieolo. In passato si
agitö la questione, il cui scioglimento sarebbe stato molto van-
taggioso, specialmente perche con le forze unite si avrebbe po-
tuto avere un mezzo di piii per tenere la concorrenza, di fon-
dere in una sola le fornaci muranesi di vetri comuni. II Sindaco
di Morano Antonio cav. Colleoni si adoperö a tutt’ uomo per
indurre i pochi fabbricatori di questo manufatto ad intendersi tra
loro : non fu possibile, ed eglino rimasero per languire e farsi
la guerra uno con F altro in modo tale che se non si tenta di
camminare per la nuova via che oggi si presenta tracciata, F in-
dustria dei vetri comuni a Venezia perirä interamente. Infatti non
e piü il tempo di seguire certi vieti sistemi, le industrie devono
camminare e piü che tutto produrre assai, dacche e nella pro-
duzione massima che si trovano i piü grandi vantaggi. In quanto
poi alla fabbricazione della materia prima, sino al 1869 non si
produceva che vetro bianco e cristallo di una qualitä molto sca-
dente: nel 1864 il cristallo fabbricato per la grandiosa lampada
che sta nella grand’ aula del Museo muranese giunse ad un costo
tale da spaventare gl’ industriali e i capitalisti; era un cristallo
di piombo. Con tali auspici certo non si poteva iniziare tra noi
la fabbricazione dei vetri e cristalli comuni; era duopo quindi
togliersi dalle vecchie vie, mettersi in un nuovo cammino e porre
in atto molta volontä, molti sforzi e molti studi per isciogliere la
vitale questione. E dunquc di questa ultima importantissima parte
che adesso passo a parlare.
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