Delle origini di quest’ industria e parlato nella Parte antica.
Peraltro, prima di andare innanzi e passare in rassegna ciascuno de-
gli anzidetti rami, tornano necessari alcuni altri cenni preliminari.
Ed anzitutto e duopo ricordare che fino ai primi anni del se-
colo presente, in cui furono soppresse le corporazioni delle arti,
i tre rami del lavoro delle conterie erano divisi e formavano tre
arti speciali; la prima, cioe il lavoro della canna, si esegui sem
pre a Murano, le altre due a Venezia. La Ditta Dalmistro, Errera,
tante, numerario) negli scambi commerciali, cosa pure oggi in costume. Io perö, an-
che in relazione a quanto afferma il Lazzari, sono d’ avviso la parola conteria derivi
dalla voce latina comtus, ornarnento, appunto perche tanto i popoli barbari che gli
inciviliti in massima parte usano questo vitreo manufatto ad ornare la persona, le ve-
sti, le stanze e via via. Le voci contigia, contiyiato in senso di ornamento e di or-
nato di contigie, sempre derivate dal latino comtus, furono adoperafe dai nostri clas-
sici, laonde Dante, in uno dei luoghi piü belli del suo immortale poema, laddove per
bocca di Cacciaguida descrive 1’ antico vivere di Firenze dice . . . non donne con-
tigiate, non cintura . . . Par. 15, 101. — Quanto alla parola conteria, il piü antico
autore italiano da me conosciuto, che 1’ abbia usato nel senso in cui oggi noi 1’ ad-
operiamo, ö il celebre ab. Neri nel suo libro V arte vetraria. « E se con la fritla
di cristallo si mescolerä ecc., egli dice (lib. I, cap. 26), verra acqua marina bella
per contcria; o e al cap. 22, alludendo alla canna per conteria, afferma:
« Per fare vasi e bicchieri ecc., dove il velro va sottile si deve far carico di
colore bene; e per far canne grosse da conteria non tanto carico di colore, e
per fare canna da ferraccia dev’ esser carico bene di colore . . . Con il medesimo
ordine regolandosi si possono tingere le padelle grandi di trecento e quattrocento
libbre di cristallo per le fornaci dove si fa la canna da conteria Av-
vertasi che a Murano per canna da conteria pigliano metä fritta di cristallo e metä
fritta di rocchetta ecc. » Nei documenti perö da me consultati non trovo adottato
questo nome di conteria dai nostri fabbricatori che sul principio del secolo passato.
Infatti in un’ordinazione emanata dagli Inquisitori di Stato 23 settembre 1782 e « ri-
solutamente proibito il vendersi a chi sia suddito o forestiero quäl sia sorte di can
na, mandole e ritortoli, cordoni di qualunque colore sia sbuso o pieno, e qualunque
altra cosa, niuna eccettuata, inserviente al lavoro dei perleri e margariteri da speo
e da ferazza ch’essi convertono in perle, coresini e conterie di ogni sorte ecc. » Dappri-
rna, come fu dimostrato nella Parte antica, le nostre perle si chiamavano paterno-
stri,margarite, perle, pietre false ecc. Nel senso poi di comtus, a ornamento, » anco
nel passo or riferito ö preso il nome di cönterie, laonde tanto piü si ralferma la vera
origine di questa parola tratta, come ho detto, dalla lingua latina. — Vedi Lazzari,
Nolizia delV opere d' arte, ecc.; Bussolin, Les celebres verrieres de Venise et de
Murano, op. cit., e la Matricola dei fderi, pag. 146, presso il museo di Murano.