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Volltext: Monografia della vetraria veneziana e muranese

(■serventi o pastoneri) dalla manipolazione della pasta vitrea che 
riducono in forma cilindrica. A questi si aggiungono 4 persone di 
basso servizio, tre tiradori, dallo stirare che fanno la pasta vitrea, 
ed uii conzaurer, che fa in parte anche il tiradore. Queste per 
sone si tramutano di 6 ore in G ore, cosi che il lavoro e con- 
tinuato la notte e il giorno, eccettuati i giorni festivi. Questo ri- 
guardo al lavoro della canna ordinaria. In quantö al lavoro della 
canna fma si tiene lo stesso ordine, colla differenza che invece 
di due pastoneri ne puö bastare uno solo assistito da un garzone, 
e che il lavoro e continuo ma non di 6 ore in G ore, sibbene 
ogni qualvolta la pasta e ridotta a perfezione. 
La prima operazione dunque delle speciose e tanto rinomate 
margaritine veneziane, e la riduzione della pasta vitrea in can- 
nelle. E anzi tutto si ponga mente al sottomaestro o serviente. Egli 
prende un’ asta di ferro, non canna, perche le cannelle, come si 
vedra, non si soffiano ; asta della lunghezza di metri IGO e dello 
spessore piü o meno grosso secondo lo spessore della cannella 
vitrea che dee tirare. Gon questo ferro, giä riscaldato nella cima, 
entra nel crogiuolo (padella) ed estrae quella quantitä di pasta che 
sia proporzionata alla grossezza della canna che deve lavorare ; 
poi porta il vetro estratto, ch’ e rovente e molle, sovra una lastra 
di ferro, bronzino, che sta sovra un scanno o banco, e lo riduce 
in forma cilindrica ; fatto questo prende in mano una molletta di 
ferro, borsella, e pratica in mezzo al cilindro vitreo un foro ro- 
tondo. Sovente nella canna ordinaria, secondo la qualitä delle pa- 
ste del vetro, col fatto cilindro entra in un tino d’ acqua (pila), lo 
bagna, poi passa in altro crogiuolo e sovrapone ad esso un altro 
strato di vetro, coperta, o dello stesso colore o cristallino, senza 
perö mai otturare il foro. Dalla mano del servente lo prende il 
maestro, che da 1’ ultima perfezione rotondando meglio la pasta 
ed il foro. Ciö fatto, il maestro torna alla fornace, riscalda la massa 
fino al punto che crede piii opportuno, quindi prende dalla mano 
del serrabocche un’ altra asta di ferro, meno lunga della surri- 
cordata, conzaura, in cima alla quäle v’ ha un poco di vetro ri-
	        
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