— 163 —
gento, ma eziandio a fabbricare tutte le tinle piü difficili; in una
parola, apparecchiava la tavolozza all’ arte immortale del musaici-
sta. Ma al Radi mancava un potente mecenate, mancava un uomo
che fosse atto a verificare uno dei piü grandiosi concetti artistici
industriali, che valesse a ritornare in vita e rendere un’ altra volta
famosa la scuola del musaico veneziano e che la facesse cono-
scere a tutto il mondo incivilito. Or bene questo uomo il Radi
1’ ha trovato nel dottore Antonio Salviati.
Il dott. Antonio Salviati, innamoratosi delle materie prime fab-
bricate dal Radi, ch’ erano state poste in opera nella basilica mar-
ciana, ideava I’ ardito piano di restituire all’ antica cittä dei dogi
una splendidissima arte industriale ch’era interamente perduta, quä
le era quella del mosaico. Quest’ uomo dotato di un volere piü
forte d’ ogni ostacolo, di ogni lotta, di ogni opposizione, rinunzia-
va senz’ altro all’ onoriflca e lucrosa sua carriera, disponeva di
tutto il suo privato peculio, donava pensieri, affetti, veglie e tutto
se stesso alla propria idea, e la vedeva ben presto posta in atto,
fondando nel 1859 in Venezia uno stabilimento, che doveva non
solo tornare di sommo vantaggio ed onore, ma rendersi celebrato
in tutto il mondo. Il Salviati quindi, risvegliando le tradizioni e
le ispirazioni ingenite, chiamava artisti valenti, iniziava nel difficile
magistero giovani di genio e di buon volere, apriva studi sui mo-
delli antiehi, disponeva di tutt’ i mezzi per giungere all’ ambita
meta. Ed egli, bisogna pur dirlo, ottenne in poco tempo un suc-
cesso tale che sarebbe stato una temeritä il solo sperarlo. Infatti
in soli tre anni lo stabilimento di musaici del Salviati si acqui-
stava una bella riputazione non solo in Venezia e in Italia, ma
eziandio all’estero, e dimostrava che cosa puö operare la potenza
del genio congiunta alla potenza del volere.