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Volltext: Monografia della vetraria veneziana e muranese

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voro di vetri da occhiali. Nel 1301, 15 giugno si concede a chiun- 
que il fare vitreos ab oculis ad legendum; nel rnarzo del 1317 
a Francesco q. maestro Nicolö chirurgo, di far oglarios de vitro 
e di venderli in Venezia. Questa parte non e perö la piü impor 
tante di quel curioso capitolare. Un esame diligente di esso schinde 
la via alle origini dell’ arte delle conterie e delle pietre preziose 
false ; questi rami della vetraria riconobbero la paternitä in quella 
elegante industria, cosi d’ appropriarsene la mariegola e da segui- 
tarla colle proprie parti e terminazioni. I cristallai de arte gros- 
sa et subtile, la cui materia prima erano i cristalli del quarzo, usati 
per antonomasia a distinguere tutto ciö che e trasparente, furono 
gli antenati dei paternostreri, dei margaritai e dei suppialume. 
La falsificazione si eresse ad industria doviziosa, Y arte yinse sulla 
difficite e parca natura, e le agate e le perle dei mituli e dei va- 
riegati ciottoli egiziani, e tutta la lunga e tenace famiglia dei dia- 
spri e dei silicati (1) fu nel crogiuolo del Muranese eguagliata, se 
non super ata. 
La mariegola dei cristaleri adunque divenne la « Matricola 
Arte privilegiata de suppialume, (2) » la quäle in gran parte non 
e che la traduzione del capitolare antico. II cristallo e indicato 
come materia prima (capit. LIIIII, pag. 8, 1342, 21 giugno : del 
cristallo che sarä portato a Venezia debba esser data notizia al 
Gastaldo che lo divida fra i cristaleri; cap. LX, pag. 9, « che 
alcun dell’ arte non possi ricever parte di cristallo, se non quelli 
che hanno i ferramenti e i molini sui in casa ; nel cap. LXXX, 
pag. 13 t., si parla di manichi di diaspro e di cristallo). Si proi- 
bivano i lavori di vetro contraffacenti il cristallo (cap. LXIII, 
pag. 10 : « i verieri di Muran non possi far corporali (?) di vero, 
(1) I cristaleri lavoravano anche marmi, porfidi e serpentini; ciö che fu poi 
concesso anche ai tagliapietra (Mariegola dei perleri, cap. XCVI1I, p. 19). 
(2) Se ne conserva un codice antico nell’Archivio Civico di Murano; ed un 
esemplare moderno, scorrelto ma piü copioso dell’altro, nell’Arch. Generale, arch. 
delle Manimorte, Perleri.
	        
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