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giustizia, e vietava anticamente le fahificazioni; 1 industria ve-
deva in esse una fonte di guadagno, e lottava. Non si lavorino
ec paternostri cristallini, tagliati a mola (1502), ne rotti, ne sea-
vezzadi, e cosi doppie, ne bottoni, eome altre zogie contraffatte
(capit. LXXXIII, p. 17) ; i paternostreri e cristaleri, e i maestri
di arte grossa e minuta, lavorino soltanto in Venezia » (capi-
tolo LXXXXV, p. 17, t.) (1).
E da notare ehe si parla ancora di paternostri cristallini, ed e
perciö lecito supporre che se pur erano colorati, fossero trasparenti.
Non e certo che nel secolo XV si arrotondassero i morcelli
delle canne di vetro. Sembra piuttosto che questo lavoro si dehba
ritardare al principio del secolo successivo (Cap. CXIII, p. 29 :
« Chi lavora a ferazo paternostri, non possi tenir piü di una
bocca di fornasa e un fuogo e due garzoni e due lavoranti; e
chi lavora a tagliar la canna non possi tenir piü di un garzone
senza lavorante »).
Ammollendo i pezzetti di canna forata di grosso spessore, in-
lilati nello spiedo, al fuoco dei fornelli nelle fornaci da marga-
ritaio, si formavano i paternostri; ma si formavano anche grosse
perle, e manichi da coltello, che poi si faccettavano a mola. —
Avvolgendo la pasta vitrea attorno ad un cilindretto di ferro
f spiedo J, si formavano, nelle fornaci, grosse perle, — industria
ora piü limitata di un tempo. In questa maniera di lavoro puö
vedersi 1’ origine del ramo dei suppialume, arte anche questa
derivata dalla falsificazione, dicendosi dei suppialume (delle perle
soffiate alla lucerna) o delle perle false. Di qui il norne generale
di perle a tutti i prodotti (Cap. XIV, p. 24 t, 1604, 16 luglio.
Alcun capomaestro non possi dar canna da lavorar di sorta al-
cuna cosi a spedo come a ferazo, ad al tri che non siano scritti
capimaestri nella Scola.
Cap. CXXXII, pag. 32, 1609, 10 genn. Ogni capo maestro del-
(1) Unisco nelle Note alcuni appunti della Mariegola dei perlai, tratti dal
Codice Muranese.