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d’ acciaro, » e in certe contese coi conf'ratelli, dimoslrava loro
(31 luglio) quanto fosse diverso « il sgassegar, incollar, spianar,
sponziar, tagliar, metter la foglia ed altri magisteri — e 1’ arte di
lustrar e fregar gli specchi di azale et altri acciari (1). »
II lavoro degli specchi fu perö in Venezia piü antico. Ci e
ignoto chi ne sia stato il vero introduttore. Una memoria nella
mariegola di Madona S. Maria dei marceri, restaurata nel 4789
(R. Arch. Gen. di Venezia) ne attribuisce il merito ad un Vin-
cenzo Redor, che il diligentissimo signor Tassini crederebbe do-
versi correggere in Roder, personaggio sul quäle del resto, eo-
me sul primo, non possediamo alcun ricordo. Dice dunque la
mariegola che egli fu « 1’ inventor et fondator di specchi cristal-
lini, » e che ottenne il privilegio di poterli fabbricare egli solo
per 25 anni.
Ma i fratelli Dal Gallo non la pensavano cosi. E presentava-
no nel 1507 una supplica per un privilegio eguale, vantando di
avere « con lo ingegno, fatica et spesa nostra, tandem trova el
secreto de far specchij de vero cristalin, cossa preciosa et singu
lär, per non esser in tutto el mondo se pol dir alcuno habia
questo secreto che sia hon et perfecto, salvo che una sola casa
in Alemagna ; quäle ha corrispondenti cum un’altra in Fiandra,
de dove se fornisse .... tutto el mondo : vendendo a precij ec-
cessivi a suo modo . ...» I Dal Gallo ottennero il privilegio che
domandavano (19 maggio 1507). Ma non 1’ ottenne invece Giro-
lamo Magagnati per una « nova inventione de vedri de spechi
da lui inventata » (1554).
prima nell’Archivio Generale, che giunge al 26 nov. -1760; e nell’archivio dei Giu-
stizieri vecchi (R. Arch. Gener.) un mss. contenente la « distributiva dell’ arte dei
specchieri, intorno le convocazioni de’ capitoli, il modo delle elezioni delle cariche,
le ratifiche, contumacie, conferme, riflute e dispense delle cariche stesse. fl diviso
nelle rubriche: Distributiva, pietä, economia, polizia, disciplina, custodia.
(1) Due anni dopo (1574, 14 dicembre) lo Zamberlan era ammesso all’arte, pur-
che comunicasse ai confratelli certi suoi metodi di « fregar, lustrar e compir gli
specchi di Murano. »