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cali maggiore ossia salsola socla, erba comunemente nota col
nome di roscano, e di formare la soda, cenere che impiegasi
nella composizione dei vetri. » Yi si tratta della coltura dei ro-
scani, dei bruciamento di essi e della formazione della soda. II
Senato aveva raccomandato ai Censori che quella memoria fosse
alla portata di tutti, e venisse diffusa « ad universale notizia dei
sudditi che si daranno il merito di eccitare e d’ incoraggiare alla
desiderata coltivazione e per proprio profitto e per quello uni
versale della nazione. »
Cinquemila roscani, 4 per pertica, potevano esser piantati in
un campo trivigiano di pertiche 1250 ; di una colonia di 30 campi,
25 avrebbero dovuto essere posti a roscano, 5 a biade.
Dal 1781 al 1789 1’ acquisto di alcuni terreni e la coltivazione
a roscano richiesero un dispendio di lire venete 103,214:18.
Anche 1’ ingegn. Lorgna esponeva in una scrittura diretta ai
Censori i risultati delle sue esperienze sulla soda (1). Propone-
vasi 1’ uso delle felci.
II Consiglio dei Dieci aveva concesso a Giacomo e Domenico
Mazzolä, addi 28 settembre 1739 (2) la privativa per la introdu-
zione e la vendita ai padroni di fornace per 15 anni di una ma-
teria proveniente dalla Slesia, che rendeva « i vetri lucidi e
bianchi. » Non se ne ebbe buon risultato. Tuttavia nel 1746 (3)
attestarono che anche nello Stato Veneto esisteva quel materiale,
e chiesero, in compenso di tale comunicazione, di potere essi soli
per anni 15 lavorare in Murano smalto bianco, bianco lattimo
ed ogni altra specie di smalto opaco e trasparente per canna
bucata. II Briati perö, tra altri, dimoströ che 1’ introduzione dei
materiale di Slesia non era stata opera dei Mazzolä, e il loro pri-
vilegio fu abolito (4).
G) Arcli. Censori, colliva/.ione roscani, n.° 30. •
(2) C. X, Comuni, V 996.
(3) C. X, 9 seit., Comuni, f. 1024.
(4) C. X; Comuni, 1746, 19 dicembre.