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Volltext: Monografia della vetraria veneziana e muranese

lioni di fimti viermesi all’ anno. Riattivata nel 1770, ne fu inve- 
stita dapprima la famiglia Nani di Venezia, ed ora e in proprietä 
della Societä Adriatica Montanistica (1). 
Tutta 1’ importanza del lavoro delle bottiglie fu ben presto 
intraveduta dai Censori, i quali proposero premi a chi entro due 
mesi avesse introdotto in Venezia la nuova manifattura. 
Pubblico in proposito un proclama : « Destinato il Magistrato 
nostro dalla sovrana autoritä dell’ Eccellentissimo Senato alla 
disciplina e perfezione delle vetrarie manifatture, non inanca di 
prestarsi con tutto 1’ impegno onde sieno verificati gli oggetti di 
ampliazione, di commercio, d’ impiego di popolo, e di publico e 
privato interesse ; e riconoscendo infmitamente dannosa all’ eco- 
nomia nazionale la deficienza in cui si trova lo Stato a fronte 
degli eccitamenti dati in passato all’Arte Vetraria di Murano, di 
bottiglie perfette ad uso d’ Inghilterra, colle quali conservar si 
potrebbero li liquori, promovere il commercio dei nostri Adni, 
impiegare un maggior numero di popolo, e preservare il denaro 
che Sorte dallo Stato, colla introduzione delle bottiglie forastiere; 
dopo gli opportuni riflessi prestati a un tale argomento, diviene 
il Magistrato nostro con il presente proclama ad eccitare ed in- 
distintamente invitare ogni e qualunque persona dell’ Arte Ve 
traria di Murano, a fare nel termine di due mesi dal giorno della 
publicazione del presente, quei studi ed esperimenti che occor- 
ressero per verificare la fabbrica di bottiglie che abbiano tutte 
le qualitä come quelle d’ Inghilterra (2). » R Magistrato dichia- 
rava altresi che avrebbe preso egli 1’ iniziativa, se nessuno si 
fosse occupato della importante manifattura. 
Tenne T invito Giorgio Barbaria, fabbricatore e capomaestro 
dell’ arte, che aveva viaggiato in Inghilterra e in Francia. Non 
era Muranese, e per ciö i Censori non poterono concedergli li 
tt) Debbo questa notizia alla gentilezza del sig. Cav. Tommaso Luciani dottis- 
simo delle cose istriane. 
(2) Proclama 1790, 19 marzo; stamperia Pinelli.
	        
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