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Giuseppe Briati, uomo non ancora conosciuto quanto merita,
lioriva sulla prima metä del passato secolo. Questo industriale
trovava, giovane ancora, la partita dei vetri soffiati dclla sua pa-
tria decaduta, non solo artisticamente, ma eziandio economica
mente. Egli tentava di rialzarla. Un crollo ai nostri vetri soffiati
aveva pur recato la preferenza, che anchc dagli stessi Veneti si
dava ai cristalli boemi fini, onde lo stesso Governo della Repub-
blica, impotente ad impedire lo smercio di essi con dazi, privi-
legi, e protezionismo, lamentava le riguardevoli somme di dena-
ro, che partivano dallo Stato per 1’ acquisto di questa straniera
manifattura (1). Ebbene, il Briati, uomo fornito di quella ferrea
volontä che crea prodigi, dopo molti studi, molte lotte e sacri-
fizi di ogni genere, arrestö al suo tempo, per quanto pote, il
decadimento dei vetri a soffio muranesi, lavorando il cristallo ad
imitazione di quello della Boemia. Ciö avveniva intorno all’ an
no 1730. Non e perö che questo animoso fabbricatore, nell’essere
giunto ad ottenere una pasta vitrea limpida e brillante come il
cristallo boemo, e ripetendo anche in parte le forme dei tipi nella
Boemia confezionati, abbia voluto mettere in vila un manufatto
straniero, per ,far perdere ai nostri maestri vetrai ogni tradizione
avita della loro arte ; il Briati era troppo intelligente, troppo ani-
mato dair amore della sua patria, e percio non poteva che accre-
scere, piuttosto che diminuire un’ arte industriale per cui Vene
zia e Murano acquistarono per secoli e sccoli ricchezze e cele-
britä. Il Briati quindi faceva disposare alle forme boeme le no-
stre ed abbelliva i suoi splendidi prodotti con nuovi colori in-
gontilendoli, per quanto poteva, colla perizia non ancora perduta
della mano volante. I lavori che si eseguivano nell’ officina dei
Briati col nuovo crislallo, specialmentc nel genere di vasi, bicchieri,
bacini, candelabri, lampade, cornici di specchi, non vennero ac-
cettati soltanto dallo Stato veneto, ma girarono il mondo. Confes-
(1) Vedi Matricola dei verieri o ftoleri da Muran presso il Museo dell’lsola,
pag. 173 e seg.
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