po dei vetri soffiati e ne sottentrarono altre, come Ongaro, Za-
nctti, Suardi, Santi, ehe dappoi disparirono anch’ esse scalzate
dalla colluvie delle cristallerie della Boemia, della Stiria, e della
Carintia die inondarono i nostri mercati. Frattanto si smarriva
la maniera di lavorare i vetri filigranati e merlati, i lampadari,
i candelabri, le cornici pegli specchi, la pasta avventurina e cal-
cedonia, la smaltatura e doratura a fuoco e di altre opere, essen
de» che gli artisti nostri, piü che ai vetri soffiati di lusso e di Fan
tasia, dovevano attendere alla partita di vetri piü comuni.
Ho affermato piü sopra che le tradizioni del lavoro a mano
volante nei nostri vetrai non venncro mai meno, che si trasmi-
sero di padre in figlio, e lo provano i fatti a cui sto accennan-
do. Ed anzi tutto il lavoro a mano volante, anche in molta parte
rispetto ai vetri comuni, fu sempre proprio del vetraio muranese.
E poi una assoluta e perfetta interruzione, nel senso piü stret-
to della parola, riguardo ai nostri soffiati non ebbe luogo, salvo
che per qualche articolo. L’ interruzione piü lunga fu per i vetri
filigranati e merlati, che si puö far risalire ad un mezzo seco-
lo. Ma allorquando questi furono rimessi in vita dal sig. Dome
nico Bussolin nel 1838, oltre che il suo suocero Girolamo Vistosi,
che se ne rammentava qualche cosa, viveva ancora un maestro
di casa Bavanello, che dimorava in Venezia e che pote, sebbene
molto vecchio, come quegli che aveva lavorato nelf officina Bria-
ti, dare delle nozioni su tale argomento. Adunque il primo ri-
sorgere dei vetri a soffio muranesi precisamente dopo il decadi-
mento, i languori e 1’ interruzioni ricordate, data dal 1838. Allo-
ra si eseguirono delle bellissime opere in questo genere di ma-
nufatti, perö era da desiderarsi molto riguardo alla forma. E
molto pure, riguardo alla forma, lasciarono a desiderare i ma-
nufatti del nostro concittadino cav. Pietro Bigaglia, che nel 1845
segui e crebbe splendidamente 1’ opera incominciata dal Bussolin.
ln ogni modo il Bussolin riusci nella vagheggiata riproduzione
con molto onore. Infatti, nel 1838 egli spediva i primi tipi dei
suoi vetri filigranati e merlati all’ I. B. Gabinetto tecnologico di