vari smalti, 1’ avventurina stessa per f'arne soffiati. Ma cio non
basta. II ßigaglia fece ritentare pur anco le forme classiche dci
vetri bianchi e a colori: bisogna perö confessare, la ripetizione
delle belle e gentili forme antiche non riuseiva tale, anche per la
pesantezza della materia (cristallo limpidissimo di piombo) da dirsi
perfetta: i vetri bianchi del Bigaglia con manichetti cd altre orna-
mcntazioni rammentavano i classici, ma mancavano piü die tulto
della leggerezza. Si poteva quindi scorgere facilmente, anche per
i tipi non molti e non molto rari, che il ßigaglia piü che a questi
Ultimi mirava alla riproduzione dei vetri fdigranati e merlati, per
i quali, lasciali i difetti delle forme, fece assai, lavorö opere degnc
di l'ama, di plausi, di onori. Certo i vetri rotondi per fmestre (rulli)
lavorati nel genere ora indicato e che fece applicare alle grandi
vetriate di stile archiacuto, erano cosa nuova e di effetto assai
splendido. 11 Bigaglia, oltre che per molti altri, anche per questo
manufatto ebbe distinti premi. II Bussolin ed il Bigaglia apersero
la via in quest’ ultimo genere di lavori ad altri industriali e ad
altri artisti, i quali, se eccettui il Coen ed il Graziati, fmirono
piuttosto col peggiorare che col migliorare il manufatto stesso
sotto ad ogni aspetto.
Favellando del cav. Bigaglia ho detto che fu il primo a sof-
fiare 1’ avventurina per farne vasi, ed il primo pure a stirarla in
cannelle per il medesimo scopo, e 1’ ho pure ricordato quäle va
lente fabbricatore di questa pasta.
Senonche io non credo di uscirc dall argomento che tratto
se faccio un cenno della riproduzione di questa pasta, ch e lo
smalto piü ricco e piü bello fabbricato esclusivamente nelle no-
strc lagune, e del quäle avrö occasionc di riparlare quando trat-
terö dell’ officina Salviati.
La fabbricazione della pasta avventurina, invenzione oltenula
sul principio del secolo XVII dalla celebre famiglia muranese dei
Miotti, s’ era perduta da piü che mezzo secolo. Alvise Miotti nel
1788 ne possedeva egli solo il segreto, ma non risulta ne ab-
bia fabbricato, quantunque Stefano figlio di lui nel 1791 redasse