il modo di farla dal padre, e ne tenesse in sua casa dei massi
greggi ed anehc lavorati. Ebbeno; quelli che si occuparono di que-
sta importantissima riproduzione furono i fabbricatori Antonio
Dalmistro in unione a Benedetto Barbaria ed il cav. Pietro Bi-
gaglia. Ciö avveniva intorno al 1820, dacche e il Dalmistro e il
Bigaglia nel 1826 furono premiati dall’ Istituto Lombardo per la
presentazione di alcuni saggi di questo smalto. Dopo vari anni
il Dalmistro desisteva da una tale fabbricazione, mentre il Biga
glia progredi rapidamente da ottenerne delle fusioni colossali.
Successivamente al Bigaglia fabbricarono 1’ avventurina vari altri
nostri fabbricatori, tra i quali si distinsero i fratelli Zecchin Giu-
* seppe ed Osvaldo, e dappoi andre Agostino Ceresa. E qui ba
sterd, tanto piu che sull’ avventurina artificiale ho dettata una me
moria, alla quäle rimando chi volesse avere speqiali cognizioni
storiche intorno a questo smalto (1).
V.
Lorenzo Radi nel 1846 ritenta il lavoro dei vetri a soffio ad imitazione del
quarzo agata calcedonia. — Prcgi e difetti di questi vetri. — Miglioramenti e
progressi.
Fra i vetri soffiati in colori ho posto come una partita spe-
ciale il vetro imitazione del quarzo agata calcedonio, la cui con-
fezione era essa pure interamente dimenticata e perduta. Si sa
che i Miotti, gli stessi inventori dell’ avventurina ne’ passati se-
coli, lavoravano con felice successo questo vetro la cui composi-
zione e descritta dal Neri. Chi rimise in vita questo specioso
vetro nel nostro secolo fu un altro nostro industriale, gia cono-
sciutissimo, Lorenzo Radi, il quäle aveva pure rimesso in vita
(1) La memoria fu pubblicata ncll’ Archivio Vcneto, IV, F. I, e nel Giornale
La Voce di Murano, 1873.