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spcrienza non concedesse la perfezione nei primi lavori, pure
una lumiera a dieciotto braccia, con fiori sorgenti da fogliami,
ritti, cadenti e ritorti, simmetrica e ben costruita, usciva dal loro
povero laboratorio. Era quell’ opera — come usano i giovani —
sovracarica d’ ornamenti.
Ma nella sera del 9 eorrente una prova bellissima del Gaggio
fu offerta in Murano, — fra le armonie di quella civica banda
con lanto amore istituita dal bravo macstro Cagnoni; — ella fu un
lampadario di 24 lumi di grandi proporzioni, imitato e io diro
emulo e superante gli antichi, di 1700 pezzi, alto metri 2,83,
largo metri 1,83 all’ incirca.
Vorrebbesi notare ridondanza di ornamenti, ricchezza di certi
graziosi fiocchi a campanula, ma v’ abbiamo a riscontro eleganza
di fiori e maestd del complesso veramente colossale. E da lodare
la costanza del lavoro del Gaggio, del quäle solo e 1’ opera. Egli
l’ha eseguita in due mesi circa, e chi pensi alla difficoltä di ot-
tenere uniformi gli accessori senza 1’ aiuto di stampi, ma colla sola
pinzetta ; V orlatura di cristalli limpidi di rubino e di verde; l’ac-
coppiarli con vero buon gusto, e ciö tutto nella povertd di mezzi,
comprende quanto valga il buon volere, quanto 1’ emulazione.
Al Gaggio vennero in ajuto di denaro i fratelli Toso, i quali,
e coloro che al Fuga soccorrono, voglionsi lodare quali distinti e
rari mecenati. Dal Fuga si sa avanzata un’ opera consimile.
Lieta fu Murano di questa sorpresa e i suoi figli adunati
incoraggiavano il Gaggio e il Fuga a continuar nella via si bel
lamente inaugurata.
Se quei bravi giovani, cui vorremo dare piü che l’arido con-
forto dell affetto, varranno a ridestare le opere, e i commerci di
un’ arte si cospicua, la parola' che ora li loda sard per essi una
benedizione (1). »
(t) A Murano in memoria ed eccitamento de’suoi valcnti vetrai. — Vene
zia, Naratovich, 1860. — B. Cecchelti.