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Mezzi posti in atto per risvegliare e dirigere nei vetrai il senso della for
ma. II comm. Antonio Salviati. — Difficoltä nell’ oüenere l’ornogeneitä delle
paste vitree. — Danni indivisibili dalla nuova fabbricazione. — II Salviati si
scoraggia non potendo co’ soli suoi mezzi materiali proseguire.
Noi veggiamo adesso un fatto, che immensamente ci alliela.
Veggiamo riuniti in un solo centro i migliori vetrai muranesi,
quelli ch’ entrano tra i piü volonterosi ed attivi, li veggiamo pur
provveduti di un pane onorato. Or questi vetrai devono divenire
artisti nel vero senso della parola, devono rivendicare a Murano
1’ antica fama, devono eguagliare ed in qualche parte avanzare le
glorie degli avi.
Ilo detto ed anche ripetuto che il lavoro a mano volante non
era mai stato posto in disuso dai nostri vetrai, ma ho pure ricor-
dato ch’ eglino avevano perduto il senso della forma. Questo era
il primo scoglio da doversi superare. Era duopo quindi di educare
i vetrai nostri a mettere in vita la celehre arte dei vetri a soffio
collo sviluppare ed educare in essi i principi, la percezione e
1’ apprezzamento della parte estetica, e ciö non poteva ottenersi
in altro modo se non collc iterate produzioni degli oggetti, col pro-
vare e riprovare, col porre sotto i loro sguardi i piü puri modelli
antichi tanto per materia che per disegno, premiandone lo Studio,
1’ attivitä, la solerzia, riprovandone con tutta prudenza i non bene
riusciti esperimenti. A questo carico faticoso si sobharco il comm.
Antonio Salviati, che giunse ad ottenere in poco tempo dei buoni
frutti, non perö tali da potersi dire assieurata sotto a’ suoi vari
aspetti la malagevole impresa. Infatti se sotto il riguardo artistico
h opera dava lodevoli risultati, e li faceva sperare migliori, al-
trettanto non avveniva sotto il riguardo tecnico.
Nel campo dei vetri a soffio di Murano non v’ ha il solo ve-
tro bianco che, lasciando tempo all’ artista di essere lavorato e