LE ART! DEI CÜLTF. 7
spguirono nei credere accessibile ad ognuno, purche di perfetta e splilaria vit»,
la scienza sncra e profana: sacri pei sapienli il celibalo e il ritiro, donde i
Lama, i Bonzi, i Kuiiane, i Talapoi: teologi, filosofi, poeti, astronomi e
medici.
Le quali cose non sono qui riepilogate, ne per fare un commento ai Veda,
ne per inutile riassunto del culto Indiano, ma uniearaente per rendere ragione
di ciö ehe di esso era esposto in Vienna. Difatti il procedimenLo del pensiero
religioso, da monoteista a poiiteista, e da politeista a monoteista, non poteva
meglio essere meditato che negli oggetti rispettivamente esposti dal Comitato
del Bengala, e dal Commissariato Giapponese.
In quattrocento tavole il primo di essi esponeva la collezione dei monu-
menti Indiani, dai primitivi Tempi di Kulu, di Paugi, di Chergaon, alle pagode
immense (quanto il Vaticano) di Huttu Hungi e Swami Narayan: da tale stu-
penda raccolta potevasi considerare la molteplicitä delle istorie, la varietä dei
simholi, e la bizzarria dei miti, che offre un culto cotanto proteiforme: ma ad
un altro ordine d’indagini e di studi essa puö aprire il campo. — Se io non
m’ingannava, e se la mancanza di esame comparativo non mi fuorviava, a me
parve nei cimelii sepolcrali riscontrare grandissima analogia tra i soggetti In
diani e gli Etruschi. — Tre ne riscontrai quasi identici ai piü comuni del-
1’Etruria: l’Eteocle e Polinice, o qualche cosa di consimile, le Furie, la caccia
di Meleagro: forse per quelle idee insite nella natura umnna, piü che nelle
tradizioni dell’arle, della virlü sopraffatta dal vizio, del tormento serbato alla
colpa, e del compianto aiio spegncrsi prematuro di una giovenlii vigorosa. —
Per il che mi sembrö per l’Italia interessantissima cosa il possedimenlo di
quella serie, e proposi al segretario del Comitato del Bengala il cambio con
consimile raccolta degli scavi di Pompei. La proposta fu subito, e con inglese
cordialitä, acconsentita, e tosto ne noiificai il signor Ministro della istruzione
pubblica, non che il dotto direttore degli scavi pompejani.
Fe piü faslosc ed oräginali cerimonie del culto Braminieo erano esposte da
quel Comitato in una collezione di miniature sopra sottilissima stoia, in pezzi
di forma circolare, come vassoi da boltiglie: rappresentano in generale le tu-
multuose processioni ehe si fanno, piü che altro in Jagannath, per solennizzare
le tante incarnazioni dei Ire Divä, ovvero le feste delle infinite Deila da quelli
emanate, e sono spacciate appunto in quei giorni nei quali la moltitudine pel-
legrinante le compra, e le riporta a casa eome immagine sacra e devolo ri-
cordo. Pari e la citlä nella quäle questi oggetti si confezionano piü estesa-
mente, ed occupano gran numero di artefici, e sia per la diligenza del disegno,
sia per la grande vivacitä dei coiori, sono pregevolissime: a segno che cin-
quanta di quelle esposte a Vienna pervenivano dal Museo di Ivensinglon. Co-
stano in India fra un Anna lire 1,88 cd una Rupee lire 28.00.
A tale pregevole ccilezione, alla quäle fu aggiudicata la Medaglia del Merilo,
faceva seguito altra d’immagini piü grossolane , ricamate a coiori su cuoio
usate per lo slesso oggetto, di poca spesa e per 1’infima gente.
Gli idoli erano completamente mostrati: essi sono fatti di un cemenlo di
argilla, roccia magnesiaca e serpentina, poi verniciata ad olio in nero: nei
yillaggi di Santragadia e di Gujadiha, poche leghe al mezz.odi del Balasore e