4 GRUPPO XXIII.
nutissimi, quänte sono le conlingenze che li producono, e l’objeüivo cui mi-
rano e i! grado di po'.enza del Hiirne e la ingerenza del inediatore e la
specialitä del caso. — Cosi ebbero terapj e celle e sacerdoti ed are; i monti,
u le valli, le vergini foreste e gli orti odorosi e i tempestosi lidi e le acque
cudenli: e furonvi miti festivi e penitenti, propiziatori ed espiatori, per ogm
etä, per ogni gioia, per ogni angoscia, per ogni fato. - E da questa tanto
varioforme e perpetua relazione fra l’umanitä e la divinitä, emerse spontanea
e necessaria Y Arte dei Culti, la quäle, come tutte le sorelle sue, fu ed e la
esplicazione del pensiero che la infornw; onde semplice, disadornu, e quasi nuda,
perdurante la idea ingenita ed assoluta monoteista, assunse poco a poco, mano
a mano ogni Stile, secondo i mille concepimenti del politeismo e della mitologia,
da ogni forma piii casta ed armoniosa, fino alla piü bizzarra e barocca. Ma
pure in tanta molteplicitä di simboli e di riti, I’arte puü dirsi abbia tulta vis-
suto un tempo quasi esclusivamente pei culti e nei culti, siccome ne fan fede
i cimelj ddl’India, dell’Etruria e della Scandinavia; e i ruderi della Grecia e
di Roma; e i monumenti Bizantini e Italic! e Normanni e Germanici. — Anzi
potrebbe dirsi che l’arte non avesse altro objetto e da qnello mai abbia deviato,
se non quando una profonda modificazione siasi introdolta nello spirito delle re-
ligioni; le quali tutte, o prima o dopo, o piü o meno, hanno avuto un istante irre-
vocabile di ritorno alla primitiva idea monoteista. Quando quel momento respet-
tivamente e giunto, esso chiude il loro periodo, prima esclusivamente teologico,
poi essenzialmente filosofico, per iniziare quello prevalentemente umanitario, nel
quäle la morale meno dogmatica, e la caritä piü sociale, han ceriato e cercano
principalmente i tempj e i riti, nelle miserie e nei dolori dell’uomo. — Dal
Pentateuco, allo Sciü-Ring, e dallo Sciü-King alle lettere dell’Apostolo Giacomo,
si puü molto facilmente seguire il processo dell’ idea religiosa dell umanitä.
Un culto solo non ebbe processo ne filosofico ne storico, perche 1 idea della
divinitä ebbe complelo commento nella parola Jehovah esprimente la necessitä,
l’esistenza, l’eternitä e 1’immutabilitä, e su di essa si svolse unicamente il
codice che fu ed e tutto insieme, pei suoi credenti, fede, legge, storia e poesia:
onde quel culto ebbe ed ha pochi, semplici ed immutabili i riti, pochi per
conseguenza gli arredi, ma altamente simbolici, e consegnati omai nella foi ma
e nel nome, alla storia piü nota e piü remota.
Culto
Un recinlo, da principio esportabile, conteneva il Santo dei Santi, colle
Tavole della Legge e una misura della manna, il tutto coperto da un velo,
era ed e tutto quello che secondo 1’ Esodo, Capitoio XX\, costituisce il fem-
pio: i pani della propiziazione, il candelabro, la tavola, la conca, erano e sono
fuori del velo. Tutto ciö non ha mai variato ne di sostanza, ne di forma. A
Gerusalemme il Tempio da mobile divenne stabile. Salomone. Io fece immenso,
lo copri d’oro, lo circondö di colonnate, ivi si fecero i sacrifizi c le abluzioni,