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Volltext: Relazioni dei giurati italiani sulla Esposizione Universale di Vienna del 1873: Fascicolo 7, Gruppo VIII. - Industria del legno. Id. - scultura in legno. [Gruppo] XIII. - Carozze

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GRUPP0 VIII. 
e ritenersi come una buona innovazione, che una base sia piü piccola, e 
non proporzionata alle parti superiori. Devesi poi raccomandare al mani- 
fattori milanesi di risparmiare tanti inutili ornati nei mobili di uso piü 
comune, ove la semplicitä delle forme sarä sempre preferibile ad un mo- 
desto fregio mal collocato. 
Con gli elementi di prosperitä che gode una tale industria lombarda, 
e dopo gl’incoraggiamenti avuti nella rammentata mostra milanese, era 
supponibile che essa dovesse esser meglio rappresentata sulle rive del 
Danubio. Non era questa la prima volta che le manifatture lombarde com- 
parivano alle mo>tre Viennesi; ma allora vi erano chiamate per aggiun- 
gere splendore alla Corona industriale Austriaca, mentre adesso vi erano 
invitate per far meglio rifulgere il nuovo serto manifatturiero Italiano. 
E per questo motivo appunto era giustificata la fiducia di veder larga- 
mente colä rappresentata l’ebanisteria lombarda, e di avere cosi una nuova 
riprova, che la intelligente operosita della nobile Milano non viene mai 
meno, e che nulla trascura per sempre piü meritarsi il titolo di Capitale 
morale e industriale del nuovo Regno d'Italia. Ma invece pochi e non 
tutti apprezzabilissimi furono i saggi colä inviati, come a suo tempo sarä 
meglio detto. 
E lo stesso avvenne dei mobili del Piemonte, della Liguria, e di alcune 
provincie della Toscana, ove si fabbricano eccellenti mobili casalinghi, e 
dei quali non si vide neppure un saggio. 
Le fabbriche di Torino e di Biella producono elegantissime e solide 
sedie di ogni genere, e belle solide mobilie di uso comune, che vengono 
sparse per ogni parte d’Italia e della Svizzera. Neppure un saggio si trovö 
di quelle fabbriche, se vogliamo eccettuare qualche campione inviato dagli 
operosi Levera, che mai mancano all’appello che viene fatto alle industrie 
nazionali. Ma quei campioni si referivano piü a mobili di lusso, che di 
uso comune, e di quelli vi era troppa abbondanza per far sentire mag- 
giormente la deücienza degli altri. 
Le belle mobilie che si fanno a Livorno, nell’agro Pisano e Lucchese, 
e nella culta Pistoia brillarono per la loro quasi totale assenza, giacche 
i saggi inviati da un espositore di Pistoia aveano il torto di una preten- 
sione male intesa, cioe di voler dare un’impronta di lusso a mobili di uso 
comune, lo che tolse ad essi gran parte di pregio, e non dette agio al giuri 
di potersi fare un’idea giusta della ebanisteria di quella provincia, che 
pure e buona. Ma la strana idea di voler concorrere alle esposizioni uni- 
versali solt mto colle produzioni straordinarie, e mai colle ordinarie, e un 
difetto che hanno sempre avuto i fabbricanti italiani, e vari esteri, e che 
malgrudo tanti e ripetuti avvertimenti non hanno voluto abbandonare. 
Le esposizioni non debbono essere considerate un gran mercato di 
venditn, ma sibbene, lo ripeto anche una volta, una palestra nobilissima 
ove si debbono misurare le forze economiche delle nazioni; e una vasta
	        
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