GRUPPO I.
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quäle sta ora per costrurre in vicinanza delle cave appositi forni per la
conversione delle terre tanto gialle che bolari in terre rosse, mediante la
calcinazione. — Questa Soeietä vende le ferre preparate in bolti o fusti di
250 a 400 chilogrammi.
I prezzi alla Stazione di Monte Amiata sono in media i seguenti:
Terra bolare da L. 48 a 40 il quintale secondo le qualitä.
Terra gialla » 7 a 9.
I trasporti dalla suddetta stazione a quella di Livorno cagionano per
ogni quintale una nuova spesa di L. 0. 90, che sale a L. 4. 30 se la merce
e resa a bordo delle navi.
Nelle provincie di Perugia e di Roma le terre coloranti sono ordinaria-
mente gialle o rosse ed associate ai minerali di ferro.
Finora la loro escavazione non ha preso grande sviluppo sebbene la
Societä Romana che coltiva le miniere di ferro non abbia mancato di met-
terle in evidenza. — Lo stesso dicasi di quelle che incontransi ncl colle di
Tenda, nella Provincia di Cuneo, nei comuni di Rapino e Gessopalena (Pro-
vincia di Chieti) e finalmente all’ Elba ed in Sardegna.
In conclusione la produzione annua delle terre coloranti naturali o cal-
cinate, puö ritenersi di 25,000 quintali, il cui valore e di 300,000 lire nei
luoghi di produzione.
Material! divers!. — Si hanno cave di pietre ollari per pentole in
Valtellina e nelle valii piemontesi che si diramano dal Monte Rosa. La pietra
litografica trovasi a Porto Maurizio, a Piove nei Yicentino ed a Menconico
in provincia di Pavia. Ultimamente poi venne annunciata la scoperta di cave
importanti di pietre litografiehe in Valdobbiadene, provincia di Treviso. Fi
nora perö l’Italia trae dalla Raviera le pietre litografiehe di cui ha bisogno.
Esistono cave di stealite nella Calabria Ulteriore II e nell’Umbria, di
pietra pomice nei Napoletano specialmente nelle isole di Lipari, e di terra
di tripoli in provincia di Pesaro ed Urbino.
Fra questi materiali diversi sono di gran lunga piü importanti le pietre
pomici delle quali l’Italia esportö 4438 tonnellate nell’anno 1872, pel valore
di L. 621,000.
II valore complessivo della produzione delle cave d’ogni sorta, i marmi,
apuani compresi, ammonto nei 1872 a lire 21,573,306: vi furono impiegati
non meno di 17,000 operai in circa 3,000 cave.
Arte vetraria.
Questa industria e ora ridotta in Italia a poche fabbriche di bottiglie, di
lastre da finestra e di altri vetri comuni. Di tali vetrerie ve n’ha sparse in
Piemonte, sui laghi di Lombardia, a Verona, Venezia, Colle d’Elsa in To
scana, Terni e Poggio Mirteto nell’Umbria, Napoli, ecc. I pezzi di maggior
dimensione, come per modo d’esempio, le grandi lastre da magazzini e le
luci da specchio ed il cristallame fino e mezzano vengono dall’estero, onde
abbiamo un annuo tributo di lire 8,500.000 circa.