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Giunge fino al 180G, cioe al primo Regno d’ Italia, dal quäle fu-
rono sciolte le corporazioni delle arti.
E piü minutamente svolta la parte economica dell’ industria
in altro capitolare del 1787, conservato nel Museo ed Archivio di
Murano.
Anche la vendita dei vetri, per la specialitä dell’ arte, soggia-
ceva a discipline. Nel 1436 fu instituita (o forse riordinata) la scuola
o corporazione dei venditori di vetro, o stazioneri, ai quali spet-
tava lo spaccio esclusivo dei vetrami. Nel 1438 essa ne contava
quarantuno. Fu sciolta nel 30 aprile 1768, e si stabil! che la ven
dita fosse concessa soltanto alle maestranze di Murano che non
fossero state comprese nel Comparto (1). Al cadere della Repu-
blica v’ avevano in Venezia 8 botteghe da vetri, 3 di cristallo, 7
posti di banchetti disposti, due vacui.
Dali’ esame di questi capitolari spicca ognor piü il carattere
particolare della Vetraria muranese. E chi, senza evocare tempi
e leggi impossibili, giudicasse acconcio qualche provvedimento e
qualche accordo per la prosperitä di alcun ramo dell’ arte, — per
esempio delle Conterie — non direbbe errore. Trattasi di un’ in
dustria speciale a Venezia: il cui consumo e i commerci sono quasi
invariabili, se eccettuinsi gli avvenimenti politici, e qualche non
frequente capriccio della moda; arte che tutto fa sperare dover
rimanere patrimonio esclusivo di Venezia. Perche adunque ci get-
teremo alla concorrenza come nelle merci di prima necessitä? E
non attingeremo saviezza al passato ?
(1) La mariegola dei venditori di vetri di Murano, custodita nell’Archivio Ge
nerale di Venezia, comincia : « Corando li ani del nostro Signor raiser ihesu Chri
sto rnille quattrocento e trentasie adi sie del mexe de luio fo comenzado questa no-
stra benedeta fraternitade e Scuola . . . . » Piü oltre : « se metessemo a redificar
questa nostra benedeta fraternitade .. .. »
Poco dopo il 1500 (pag. 22) vendevano « veri cristalini schietti . . . dorati et
smaltadi, lavorati de prefd et a mordente. » — A pag. 228 e trascritta la terminazio-
ne 1768,6 aprile, della conferenza dei Censori ed Aggiunto ed Inquisitorato alle
Arti, approvata dal Senato col decreto 30 aprile stesso, circa lo scioglimento della
corporazione.