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poca cosa, tutto cio iinportava nojo e fastidi, viaggi e denari, e a
tutto ciü si sobbarcö il Salviati. II quäle dopo vari mesi di tali
esperimenti, essendo giä in Inghilterra, faceva intanto mettere a
sua disposizione una delle nostre officine, precisamente quella ove
lavorava il capo mastro Seguso, fmtanto che, ritentato meglio il
terreno all’ estero e trovatolo propizio allo smercio, ordinava si
costruisse nella localitd che avea preso a fitto la propria ofücina,
che si chiamo dal suo nome (1).
Tra quci pochi che a Murano giovarono di consigli e di ajuti
efficaci 1’ opera del Salviati, non devo dimenticare un uomo emi-
nentemente benemerito dell’isola; questi fu il Sindaco cav. An
tonio Colleoni. Il quäle mentre il Salviati si trovava a Londra curö
con tutto 1’ impegno e con tutto il disinteresse 1’ impianto della
fornace, provvedendo a quanto era necessario in modo tale, che il
Salviati nel suo ritorno a Murano ebbe tutto pronto al lavoro. Ho
detto piü sopra, favellando dei maestri vetrai, che bisognava cer-
care i piü onesti, i piü abili, i piü operosi, i piü atti a ricalcare
le orme degli avi, e a questo si giunse dopo molte prove e molto
Studio. Ne la scelta fall! certamente, ma superö la stessa aspet-
tativa, dacche se v’ ha una famiglia d’ artisti modello sotto ad ogni
aspetto, sono i vetrai dell’ officina della Societä Salviati. Io qui ne
ricordero i nomi, tanto piü che questi nomi appartengono a fa-
miglie illustri dell’ isola, che contano 1’ esistenza di secoli. Antonio
Seguso capomastro, i fratelli Giovanni ed Antonio Beroviero, Giu
seppe figlio di quest’ ultimo, giovanetto di belle speranze, Giovanni
Seguso e Serena Giovanni, giovani allievi an che questi che ono-
reranno sempre piü 1’ arte che professano, saranno nomi che la
storia tramandera alla posteritä, come ha tramandato a noi cir-
condati di un’ aureola di gloria i nomi di Giovanni, Marino, An-
gelo Beroviero fioriti nei secoli XIV e XV, ed altri nomi di merito
(1) Per una curiosa coincidenza, 1’ officina Salviati nel principio del 1866 si pian-
tava nei locali sottoposti al palazzo da Mula ora Barbini, laddove nel 1838 il Busso-
lin ottenne la riproduzione dei vetri filigranati e tnerlati.