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alla prosperita di altri paesi, diceva: Non si poträ spe-
rare migliore destino che i bassi guadagni degli infer-
mieri, dei locandieri, degli impresari teatrali? ed escla-
mava. chiamamoci in colpa, che ne cibbiamo donde!
A ridarci 1 influenza nell Adriatico il Manin proponeva
una scuola commerciale di nautica mercantile, uno
Studio accurato per approfittare del commercio colle
Indie e per ottenere vantaggi dal passaggio della vali-
gia indianaper Venezia (1). Infine accennava l’influenza
esercitata sulla pubblica opinione dal Lloyd di Trieste,
per mezzo del suo giornale, e 1’ urgenza di istituirne
uno a Venezia. Gl’interessi nostri, egli diceva, non pos-
sono non essere sovente in lotta con quelli di Trieste:
pareggiamo le armi. Qui abbondano i capitali, ivi frut-
tano: qui non si arrischia, ma non silucra: ivi i fal-
limenti di alcuni, ma la prosperita di molti. E con-
tinuando, nel mentre prendeva nuova lena col rispon-
dere ai soci che discutevano in proposilo, essendogli stato
detlo che si lodava il suo zelo, ma si credeva tardi,
osservando moltiplicati gli ostacoli, il Manin usci in
queste memorande parole: Spero che il nostro non sia
letargo di morte, ma ad ogni modo credo dovere e
gloria di prolungare almeno questa agonia (2).
(1) L’ istanza, che vi si riferisce, venne firmala da 62 cittadini.
(2) Ricordiamo che nell’adunanza 17 giugno 1847 il Manin, ad
illüstrazione di ciö che aveva detto nella precedente tornata, lesse il
proclama della Repubblica Veneta 2 settembre 1784 (Vedi Atti del-
V Ateneo veneto, volume VI, fase. II, pag. 233, e anche Doc. alla
mia op. cit., n. XXXIX, pag. 211). Vedi come gli amici di Manin
giudicassero questo suo continuo adoprarsi al risorgimento di Vene
zia, e come gli esprimessero il desiderio di un suo articolo sulla
navigazione a vapore sul Po (Vedi Doc. alla nostra op. cit., La Vita
e i tempi di Manin, n. XXVIII, p. 108).